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Arnaud Montebourg il Ministro « Made in France »

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Una solida intesa di idee condivise per il bene delle rispettive nazioni, ma anche un solido rapportodi amicizia lega Arnaud Montebourg, il Ministro francese del Risanamento Produttivo, al suo omologo italiano il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato. Un legame che consolida l’alleanza fra Francia ed Italia con l’obiettivo comune di un  »rinascimento industriale » In Italia ed in Francia e più in generale in Europa. Il messaggio è unanime: “rimettere l’industria al primo piano”. I due esponenti dei governi si sono incontrati a Padova il 18 luglio scorso per discutere sui vari argomenti politici e le strategie urgenti da adottare per accelerare e far ripartire l’economia, tra cui la tutela dei posti di lavoro nei settori fortemente colpiti dalla crisi. Il 23 ottobre li ha riuniti, a Parigi, un altro appuntamento importante, la prima Conferenza Ministeriale degli Amici dell’Industria, sul tema: restaurare la competitività industriale dell’Europa nell’economia globalizzata. All’incontro hanno partecipato il Vice Presidente della Commissione UE e Commissario all’industria ed all’imprenditoria Antonio Tajani, nonché i rappresentanti di Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Grecia e Bulgaria… È stata in quell’occasione
e con la pubblicazione dell’opera “La Bataille du Made in France” (edizioni Flammarion) che Monsieur Montebourg ha messo a segno due passi importanti nella lotta in difesa dell’industria nazionale, ribadendo le sue convinzioni riguardo alla strategia economica da adottare e ricordando quel savoir faire industriale che ha fatto la grandeur della Francia.
Valorizzazione delle start-up, investimenti in nuove tecnologie e salvataggio delle imprese in difficoltà: c’è anche questo nel concetto di tutela del “Made in France”? “Assolutamente sì. ‘Fabbricato in Francia’ significa realizzato con una tradizione industriale che rimonta a Colbert, in assoluto il ministro più celebre dell’ancien régime. La sua opera fu diretta principalmente ad accrescere la ricchezza del Paese, incoraggiandone lo sviluppo industriale. Una strategia straordinaria che consisteva nell’importare il know how diffuso all’epoca in Europa e nell’investire gli utili del lavoro nel Paese stesso. Ha fatto nascere così la tradizione francese legata alla tappezzeria, alla seta, ai vetri come Saint-Gobin, diventato poi leader mondiale. Inoltre, nella nostra storia c’è una tradizione assai radicata nell’industria dei trasporti. La Francia ha inventato l’aviazione, la traversata della Manica…. I treni, il ferroviario e tanti altri settori. Il made in France vuole essere la riconquista del primato industriale, e deve partire proprio dalla rimobilitazione dell’intera nazione, educandoci diversamente e ritrovando quella base produttiva forte che si era ridotta a causa della crisi.” Bisogna, quindi, iniziare prima da se stessi per uscire dalla mentalità della crisi e proteggere le nostre industrie… “È proprio così, la vera battaglia è nella nostra testa. È una lotta che necessita una rinascita ed una riconquista. La Francia era e dovrà essere sempre di più una nazione industriale e tecnologicamente all’avanguardia. C’è un grande scrittore francese, Michel Houellebecq, che nel suo ‘La Carte et le Territoire’ mostra la Francia in maniera detestabile. Sono in procinto di partire per visitare delle grandi università delmondo, cominciando dal politecnico in Francia, poi Harvard e fino in Cina per mostrare che non è quello il vero volto del nostro paese e che comunque qualcosa sta cambiando. Costruiremo alleanze a livello mondiale dovendoci riposizionare in dei mercati che sono già da tempo globalizzati.” Perché la Francia in tanti ambiti ha perso il suo ruolo di leader industriale? “Semplicemente perché non ce ne siamo occupati. La maggior parte dei Paesi si preoccupa delle sue industrie. Tutto questo è la conseguenza degli anni precedenti, con tanto di nomi e cognomi. Sono una persona che va d’accordo con tutti, ma ho qualcosa di sgradevole da dire la dico. La politica consiste nel fare delle addizioni, l’economia delle moltiplicazioni, che purtroppo non sono state fatte… Il mio impegno è in difesa dell’economia portatrice di ricchezza.” C’è poi il problema della delocalizzazione della produzione nei paesi dove la manodopera è meno cara, prima causa della disoccupazione. Cosa fare?
“Anzitutto occuparsene. Non ci siamo mai preoccupati della politica di competitività e questi sono i risultati. Adesso, però, abbiamo deciso di prendere il toro per le corna, mobilitando tutta la Nazione attorno a un progetto che consiste nel diminuire il costo della produzione, il costo del lavoro e l’abbassamento delle tasse. Abbiamo un sistema bancario che non fa
più il suo lavoro. Il sistema finanziario è diventato pazzo. Abbiamo deciso di difendere la moderazione dei prezzi. È un lavoro di ripresa duro e ostinato, un lavoro difficile e a lungo termine, ma porterà i suoi frutti. In questo Paese vedo nua forza straordinaria: nelle imprese, nella tecnologia, nei laboratori. Tutti vogliono battersi il per difendere i nostri prodotti, avanzare e progredire. Siamo ottimisti come lo siete voi italiani.” Quindi qual è il suo motto? “Solamente riconquistare quello che abbiamo perso.” Nello specifico, quali saranno i primi interventi? “Cercheremo di responsabilizzare le imprese ed i consumatore. Il produttore deve tornare in patria e portare l’occupazione a casa. Ci sono già dei risultati… Gli stati in Europa hanno deciso di reindustrializzare i loro Paesi. Tutti gli Stati che non producono sono nelle mani di quelli che producono. I Paesi poveri hanno bisogno di arricchirsi e quelli ricchi non vogliono impoverirsi. La Francia con i suoi 64 milioni di abitanti, ha bisogno di crescita e di una base produttiva importante. Non bisogna essere dipendenti dagli altri.”
Quando è venuto in Italia ha sfoggiato il suo ambizioso progetto. Quali sono le sue impressioni del viaggio? “Ho solo una cosa da dire: gli italiani sono i migliori del mondo… è difficile entrare in competizione con loro e poter presentare il nostro progetto è stato davvero un grande piacere per me. Sono stato a Padova e ho incontrato Flavio Zanonato. È un ministro coraggioso e visionario. La nostra alleanza è amicale e politica ed è verificabile sul campo. Ho apprezzato e ammirato la visita del distretto di fabbricazione della calzatura
nel padovano. Ho constatato un’industria molto forte e solida che ha resistito alla crisi. Un incontro di notevole importanza, che continua e rende più solido il rapporto fra Francia ed Italia nelle politiche industriali e di sviluppo nell’Unione Europea.” Si cerca, quindi, di uscire insieme entrambi vincitori dalla crisi… “Sì, noi siamo tutti responsabili della situazione attuale, ma stiamo cercando delle soluzioni e faremo di tutto per trovarle e metterle in atto.”
Par Michela SECCI

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