Clin d’œil Michèle Alliot-Marie
Una donna d’eccezione con una forte personalità, un percorso unico e uno spirito molto sottile, inoltre la sua partecipazione a 700 consigli dei ministri, sotto tre diversi presidenti della Repubblica, le hanno permesso di avere una conoscenza incomparabile dei dossiers dello Stato, delle pratiche e dei segreti della vita politica. Nel campo internazionale acquista una certa notorietà quando nel 2006 si classifica al 57° posto come la donna più potente del mondo (rivista Forbes). Nel 2007, diventata ministro dell’Intérieur, guadagna 46 punti e si ritrova all’11° posto al mondo, 2° in Europa e 1° in Francia.
Inoltre non si deve dimenticare che Michèle Alliot-Marie è la prima Francese ad essere stata eletta alla testa di un grande partito politico, ad aver diretto il ministero della Défense, quello dell’Intérieur e quello degli Affaires étrangères. E’ stata anche nominata garde des Sceaux, ministro della Justice et des Libertés ed è la sola responsabile politica della storia della Republica ad avere occupato i quattro ministeri « régaliens ».
Nell’ultimo suo libro ‘Au cœur de l’Etat’ (N.d.l.r. : Edition Plon) ci fa condividere, aprendoci le porte del potere, la sua esistenza giornaliera fatta di esperienze uniche : i suoi salti in paracadute, il suo volo con un pilota de chasse in un Rafale quando all’improvviso si spegne il tableau de bord, le notti con i poliziotti durante le sommosse, le sue relazioni con le donne e con gli uomini che fanno la storia nazionale e internazionale…
Negli anni precedenti aveva già pubblicato i seguenti libri : ‘La Grande Peur des classes moyennes’ (Ed. La Table ronde), ‘La Republique des irresponsables’ e ‘Le Chêne qu’on relève’ (Ed.Odile Jacob).
La prima esperienza come ministro della Défense ?
Ho ricevuto l’incarico il 7 maggio, alla vigilia della celebrazione dell’anniversario della fine della Seconda Guerra mondiale, e la tradizione esige che il ministro della Défense accompagni il presidente della Repubblica a passare in rivista le truppe all’Arc de triomphe. Non avendo mai effetuato il servizio militare e decisa a non fare errori nel mio comportamento, come sono rientrata a casa ho chiesto aiuto a Patrick Ollier, che condivide la mia vita. La sera stessa, nel corridoio del mio appartamento, la biblioteca incollata al muro rimpiazzava i soldati sull’attenti, e in questo modo mi sono esercitata sulla posizione delle braccia, il comportamento, il saluto, come girare… Alla fine della serata mi sentivo quasi pronta per l’esame dell’8 maggio.
Un clin d’œil alla sua vita politica?
Ho il sentimento d’avere, durante i miei quattordici anni passati al governo, servito al massimo il mio paese, non ho né rimpianti, né rimorsi della vita politica che ho conosciuto fino ad oggi. Anzi ho una grande gratitudine per tutti coloro che mi hanno, in un modo o in un altro spinta, incoraggiata, accompagnata, sostenuta, famiglia e militanti, presidenti ed elettori, collaboratori e personale dei ministeri.
L’arte della diplomazia?
Mettersi al posto del suo interlocutore e capire le sue motivazioni, permettono di evitare la classica posizione di negoziazione o d’opposizione. Integrando le preoccupazioni si possono sbloccare delle situazioni. Del resto, che si occupino le più alte funzioni dello Stato o che si sia un semplice eletto locale, ogni personalità politica deve essere in grado di comprendere quello che vive la gente, i loro problemi, per convincerli in seguito ad agire nella giusta direzione.
La famosa frase di François Hollande ‘J’aime pas les riches’ é stata pronunciata in sua presenza …
Infatti, nel giugno del 2006, « A vous de juger » alla televisione, durante un dibattito in pre-campagna presidenziale, dove del resto nessuno dei due è candidato. Ad un certo momento, nel bel mezzo dei
nostri scambi – forse in un momento di verità? – gli esce questa frase : ‘J’aime pas les riches’. Frase che gli è rimasta “incollata”, in quanto ancora oggi se ne sente parlare.
Perchè non si è presentata nel 2012?
La decisione di ritirare la mia candidatura l’ho presa dopo aver fatto un semplice calcolo : ammettiamo che avrei potuto ottenere il 18% dei voti, questo risultato lascia al massimo il 20% a Nicolas Sarkozy e permette quindi a Segolène Royal di essere in prima posizione. Ora esiste un riflesso classico di voto, ben conosciuto dai politici e dagli istituti di sondaggio, sanno che un tale risultato spinge un elettore a dirigersi naturalmente verso il candidato o la candidata più suscettibile di vincere… in questo caso per esempio Segolène Royal, per i socialisti. Il rischio era troppo grande e non volevo in alcun caso portare la responsabilità di una sconfitta del mio campo.
Qualche rimpianto?
No, non rimpiango affatto la mia decisione. Io penso che non si hanno mai dei rimpianti quando le scelte siamo noi stessi a prenderle, in anima e coscienza.
Al mattino guardandosi allo specchio ’sogna’ di diventare presidente della Repubblica?
In realtà mi trucco pochissimo, non ho il tempo di sognare…
Poi la prossima elezione è lontana e non amo fare programmi troppo presto.
Un consiglio per entrare in politica?
Mantenere i propri impegni, mantenere le proprie convinzioni, mantenere il proprio ruolo. Questa è una linea di condotta indispensabile in politica e penso anche nella vita.
Mary Brilli